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Per comprendere il simbolo del Segno della Croce non va solo letto ma bisogna sviluppare la capacità di utilizzarlo come “trasformatore della coscienza”.

Abbiamo ampiamente trattato dell’archetipo della SS. TRINITA’ in precedenti articoli. Se il lettore attento ricorda bene, in quella sede avevamo introdotto il concetto di simbolo nel suo triplice aspetto di corpo, anima e spirito, facendo rilevare che l’anima del simbolo, cioè la sua interpretazione soggettiva, “deve essere nutrita e deve maturare organicamente in virtù degli sforzi della persona che la riceve e, in seguito, deve essere applicata alla sua conoscenza, al suo essere e alla sua vita” (P.R. de Coppens).

Orbene, se si vuole passare dal livello teorico a quello pratico, dobbiamo sviluppare la capacità di impiegare l’immagine, il simbolo, il rituale come trasformatori della coscienza e delle energie psicospirituali, e cioè dobbiamo esercitarci con essi perché diventino effettivamente dei canali atti a far discendere la Luce e la Vita Spirituale che modificheranno ed espanderanno la nostra coscienza.

Nella tradizione occidentale tre sono le basi fondamentali su cui lavorare a questo scopo, e che si susseguono in una progressione organica: i “Nomi di potere” (o Nomi Divini) – il “Segno della Croce” e il “Padre Nostro”. Nella nostra religione i Nomi di potere più importanti sono ovviamente quelli del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, di Gesù Cristo e della Vergine Maria, e dei primi tre abbiamo ampiamente parlato quando ci siamo occupati della SS. TRINITA’, inserendoli anzi in un contesto globale che va molto al di là dell’ambito strettamente religioso perché, rifacendosi a tutte le tradizioni, assurgono ad una dimensione cosmico-universale.

Ma come si fa ad attivare i Nomi Divini al fine di renderli operanti nella nostra coscienza? Sono necessari tre elementi:

1) Conoscere il Nome di potere, i suoi significati, le sue corrispondenze interiori.

2) Meditare con costanza e regolarità su questo archetipo per scoprirne associazioni, corrispondenze ed implicazioni.

3) Impiegarlo teurgicamente con tutta la fede di cui disponiamo, e cioè focalizzando su di Esso tutta la nostra attenzione, i nostri pensieri, i nostri sentimenti. A tal proposito il n. 23 dei Sutra Yoga di Patanjali (1° libro) recita: “Con l’intensa devozione per Ishvara, Lo si conosce”, in cui Ishvara è il Figlio di Dio, il Cristo Cosmico che splende nel cuore di ciascuno di noi. Grazie a questo stato di “devozione mentale”, propria dell’occultista, si riesce a connettere il significato letterale di un simbolo con il suo spirito, rendendolo un canale vivente per esprimere la potenza che Esso rappresenta.

Dopo esserci dedicati con gioioso impegno a risvegliare in noi stessi le corrispondenze e i significati interiori dei Nomi di potere, saremo in grado di passare in tutta consapevolezza al Segno della Croce, impiegando così in sincronicità quegli archetipi per risvegliare i centri psico-spirituali più importanti per il funzionamento e l’espansione della nostra coscienza. Qualcosa di ben diverso dal gesto formale, frettoloso ed automatico che siamo soliti fare per abitudine, per convenienza, per rispetto, e che non può ovviamente tradursi in alcuna modifica di quello che siamo.

Quando pronunciamo “NEL NOME DEL PADRE” e tocchiamo la fronte con le dita della mano destra, visualizziamo un sole intorno alla nostra testa, attivando i suoi centri psico-spirituali. Ci connettiamo con la saggezza divina e portiamo luce nel nostro essere. Diamo così inizio ad un flusso creativo orientando la nostra volontà di essere in una direzione che dovrà essere poi alimentata dalle fasi successive del sentimento e dell’azione per essere portata a compimento.

Pronunciando “NEL NOME DEL FIGLIO” e passando a toccare il nostro cuore con le dita della mano destra, facciamo discendere la luce e l’energia dalla testa al cuore, attivando così l’amore divino in noi. In questo modo non solo il sentimento si sublima, ma soprattutto si arricchisce della saggezza che proviene dai centri superiori, sganciandosi dalle componenti istintuali ed emozionali ed acquisendo capacità realizzativa.

Per passare dalla potenza all’atto, tuttavia, è necessaria ancora una terza fase, quella dell’azione o, come si dice in linguaggio evangelico, della “buona volontà”, cioè della “volontà di far bene” che si traduce nell’atto concreto. Le spalle fisicamente e simbolicamente rappresentano la capacità che abbiamo di caricarci dei “pesi”, ma anche di assumerci delle responsabilità, portando nella vita il nostro fattivo contributo. Pensiamo per es. alle “spalline” proprie dell’uniforme degli alti gradi militari, segno di autorità e responsabilità. Pronunciamo allora ….“E DELLO SPIRITO SANTO”, toccandoci la spalla sinistra e destra e riempiendo questi due centri psicospirituali della luce e dell’energia del cuore. Così attiviamo l’energia creatrice divina, agendo nel mondo e contribuendo con la nostra presenza alla sua benedizione.

Questi tre passaggi sono indispensabili per un corretto funzionamento dell’energia creatrice. Pensiamo per es. ad un’idea, ad un proposito che restano solo tali, non vivificati da un sentire e da un agire, e per ciò simili ad una nebbia che si dissolve. Pensiamo ad un’emozione, ad un sentimento non guidato da un saggio proposito ovvero privo di sbocchi, foriero di danni nel primo caso, uno sfavillio fine a se stesso nel secondo. Pensiamo ancora ad un agire privo di testa e di cuore, anticamera della follia pura.

Ma ancora più importante è considerare che senza il sano sincronismo che abbiamo descritto la nostra comprensione della Vita e di conseguenza la possibilità di agire secondo il Dharma, e non secondo il nostro capriccio del momento, risultano insufficienti se non compromesse. Quante volte abbiamo compreso razionalmente un insegnamento dei nostri Maestri mentre la nostra vita non cambiava di una virgola!

Poi, un bel giorno, un moto di calore ha attraversato i nostri corpi, il nostro cuore ha cominciato a battere, e gli stessi concetti, le stesse parole hanno acquistato senso e spessore di vita, trasmutando ogni fibra del nostro essere … ma non è ancora fatta, cari fratelli e sorelle, abbiamo dovuto poi nell’agire di tutti i giorni confrontarci con i nostri automatismi, con le nostre resistenze volte a perpetuare i vecchi schemi, prima che si possa dire di essere veramente cambiati. E’ là, nella dimensione del quotidiano, che ci vogliono veramente le “spalle”, ed anche le … palle – consentitemi la battuta – per caricare su di noi la nostra vita e farla degna di essere vissuta. Potremo solo allora dire che il Verbo si è fatto Carne attraverso di noi.

Utilizzando così i tre Nomi Divini della Trinità, noi tracciamo una Croce di Luce e di Vita nel nostro essere, risvegliando ed attivando la nostra coscienza (intelligenza, pensieri), il nostro amore (emozioni, sentimenti) e la nostra volontà (energia creatrice, forza vitale), elementi imprescindibili per compiere qualsiasi cosa, sia nei mondi esteriori che in quelli interiori. Tale è l’obiettivo esoterico del Segno della Croce.

Per meglio approfondire questo e altri argomenti vi rimando alla sezione Yoga per Tutti del Portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute https://www.yogavitaesalute.it/blog/

Giorgio Minardo

Bibliografia: P. R. de Coppens – Lo sviluppo dell’uomo nuovo – Ed. L’età dell’acquario-

A.A. Bailey – La luce dell’anima (parafrasi dei sutra yoga di Patanjali) – Ed. Nuova Era-

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