Il tuffo nella corrente significa entrare consapevolmente in uno spazio più grande e osare il proprio coraggio sprigionando un calore e una forza nuova.
Forse non sbaglio dicendo che generalmente viviamo un po’ assopiti, in un atteggiamento costante di difesa, probabilmente perché siamo spaventati da noi stessi, dalla fragilità inesorabile che pensiamo ci appartenga e perché ci sentiamo abbastanza impauriti davanti alle forze sempre nuove che invece la vita ci propone.
Preferiamo arroccarci nelle consuetudini senza colore e piuttosto che rischiare un po’ di generosità, preferiamo tenere stretto quel poco che abbiamo racimolato con la nostra esperienza nel timore di perderlo o consumarlo anzitempo e “guai a chi ce lo tocca”! E così camminiamo rasentando sempre lo stesso percorso, accontentandoci di poche briciole, senza mai troppo allontanarci dal sentiero già mille volte battuto e senza neanche osare guardare l’orizzonte scintillante, presi come siamo dal non voler distogliere il nostro sguardo da terra.
Questa è una condizione umana naturale e fino a un certo punto anche utile nel consolidamento di alcuni aspetti della personalità, in particolare quelli connessi al Chakra di base, ma quando lo scopo è raggiunto, insistere diventa il principio del male. Quel male che impedisce un’ulteriore fioritura e annienta ogni espansione, costringendoci a girare dentro i nostri limiti contando centimetro per centimetro lo spazio che ci separa dal muro, magari scalcinato, che è il nostro appoggio, la nostra certezza! Bah!
Siamo liberi anche di lasciarci morire con l’illusione di vivere… liberi di stringere sempre più forte la nostra copertina pur sapendo che potrebbe soffocarci. E siamo anche liberi di fare altro! Siamo liberi di essere chi siamo e quello che siamo è ben altro da quel girotondo perpetuo in uno spazio minuscolo! Entrare consapevolmente in uno spazio più grande vuol dire osare il proprio coraggio, è come affrontare il freddo dell’aria mattutina e sentire il sapore frizzante della vita, è come chiamare imperativamente a raccolta il calore di tutte le nostre energie prima di un tuffo nell’acqua fredda sprigionando una forza nuova.
Mi sto accorgendo mentre scrivo che non è tanto il tuffo nella corrente la cosa più importante, quanto proprio la capacità di osare nel farlo. Chi non sa nuotare però, è meglio che si procuri un salvagente. E prima di tuffarsi è meglio controllare che ci sia l’acqua e che sia pulita. Nel libro AGNIYOGA del M. Morya (113 – ed. Nuova Era) è scritto: “Chi non si lava la faccia nella corrente starà sulla strada come un sasso”. Dunque è il primo moto del Fuoco interiore che ci avverte del nostro essere statici e della possibilità di purificarci e poi di tuffarci per immergerci nel movimento della vita.
Da un “vegetare” senza senso a uno slancio totale verso il futuro accogliendo tutta la forza del momento presente. È un’esperienza centripeta e centrifuga nello stesso tempo, chiama a raccolta ogni energia per poi lanciarla all’esterno, compatta, come una saetta nella luce o come un tuffo nella corrente.
Oltre tutti i nostri calcoli e tutte le nostre misurazioni c’è un’incalcolabile radiosità che è inseparabile dalla capacità di osare per meglio servire la vita. Così il tuffo attuato seguendo la direzione indicata dal Fuoco del cuore non è una caduta verso il basso ma un’ardente risalita in bellezza affermando la corrente del Bene.
Per meglio approfondire questo e altri argomenti vi rimando alla sezione Psicologia dello Yoga del Portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute https://www.yogavitaesalute.it/
Giovanna Spinelli
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