Quando non comprendiamo gli accadimenti evochiamo il fato o il destino, così ci stringiamo nella presunzione di conoscere ogni cosa per nome. Allora la vita, per aiutarci a comprendere, ci prende per mano e ci accompagna a vedere quello che alberga nella coscienza.
Interpellato così da Gudakesha (Arjuna), Hrishikesha (Krishna) arrestò il migliore dei carri fra i due eserciti, o Bharata, di fronte a Bhishma, a Drona e a tutti i principi della terra e disse: “ Contempla, o figlio di Pritha, i Kuru, tutti qui riuniti”. ( BG I,24-25)
Krishna cammina nel mondo e la luce che promana dilegua l’oscurità. Chi la riconosce è pronto alla grande chiamata. Nonostante il seme attecchisca in una manciata di terra, la magnanimità del Signore illumina tutto il campo. Hrishikesha segue il Dharma e si presenta all’appuntamento con il Kurushetra. Per l’animo umano è insondabile quella spinta che sospinge nella vita.
I Maestri la vivono come Legge, mentre noi uomini siamo avvezzi a percepirla come una imposizione. Quando non comprendiamo gli accadimenti, evochiamo il fato o il destino, così ci stringiamo nella presunzione di conoscere ogni cosa per nome. Allora la vita, per aiutarci a comprendere, ci prende per mano e ci accompagna a vedere quello che alberga nella coscienza.
Arjuna ha attraversato la foresta ed è salito sulla montagna, la pratica dello yoga l’ha condotto ad incontrare il divino. Da tempo lavora per equilibrare la coscienza e le sue gesta lo dimostrano, perciò è rispettato tra la sua gente. E’ pronto per il grande passo e l’aver scelto il Divino Auriga lo conferma appieno. Krishna si muove nella pianura della battaglia. La Sua presenza è un balsamo per chi da tempo cerca la luce.
Dato che il suono della conchiglia ha dato inizio alla contesa tra i Pandava e i Kuru, gli animi dei guerrieri, a fasi alterne, si eccitano per un trionfo possibile e si raffreddano per il timore della sconfitta, invece la Sua Luce continua ad illuminare inequivocabilmente il campo di battaglia.
La Gita racconta di una moltitudine di persone pronte alla battaglia eppure nel descrivere i piccoli gesti dei protagonisti indica dei passaggi verso l’infinito. Krishna conduce nel campo di battaglia il carro di Arjuna, come il Maestro non rimane sordo all’invocazione del discepolo, così Krishna ascolta l’invocazione di Arjuna e arresta il carro fra i due eserciti. A questo punto invita l’allievo ad osservare i protagonisti dello scontro. Allora il figlio di Pritha vide nelle opposte fazioni, zii, nonni, maestri, cugini, figli e nipoti, suoceri, amici e benefattori. (BG I,26)
Arjuna si sente pronto per immergersi nel flusso della vita, perciò ha invocato l’aiuto del Maestro. Arjuna sprizza energia da tutti i pori e sente di cavalcare il vento della verità. Come recita un detto indiano: il Maestro arriva quando l’allievo è pronto. Il Divino Auriga, dopo aver condotto il figlio di Kunti tra i due schieramenti, indica al discepolo la via da seguire. Si rivolge ad Arjuna indicandogli di sollevare lo sguardo sulle forze in campo. Così il figlio di Pandu osserva che le opposte fazioni sono formate dalle persone a cui tiene di più.
All’improvviso il mondo emotivo del figlio di Pritha si infiamma. In quel momento la percezione alza uno dei tanti veli dell’illusione ed Arjuna, sostenuto da Sri Krishna, fissa lo sguardo nello spazio libero della vita.
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Luca Tomberli