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Il dizionario etimologico indica che il superbo come colui che possiede un’alta opinione di sé, delle proprie capacità e dei propri meriti, accompagnata da disprezzo per gli altri. Non c’è che dire, parole che cadono e vestono bene pensando all’essere umano, come se fossero cucite addosso.

È un periodo nel quale sento maggiormente la superbia che ancora mi appartiene. Mi auguro che le esperienze precedenti l’abbiano un poco ammansita, perché volgendo lo sguardo a qualche anno fa, mi rendo conto della “tragedia” che stavo vivendo, preda di una ignoranza che faceva provincia se non regione, la quale erodeva ogni possibilità di un reale benessere.

Il dizionario etimologico che sto consultando reca una definizione della fine del XIII secolo indicando il superbo come colui che possiede un’alta opinione di sé, delle proprie capacità e dei propri meriti, accompagnata da disprezzo per gli altri. Non c’è che dire, parole che cadono e vestono bene pensando all’essere umano, come se fossero cucite addosso.

Ci vuole pazienza, l’essere umano è superbo per natura, la sua non conoscenza di ciò che lo motiva, e l’incapacità di cogliere la reale portata degli effetti, lo pone nella condizione di ammalarsi, anche fisicamente. L’ignoranza è una brutta “bestia”, ben alimentata dalla paura, la quale ci terrà inevitabilmente lontani da tutto ciò che potrebbe creare disagi all’idea che abbiamo costruito di noi stessi.

Il superbo è colui che gonfia il petto a mo’ di scudo, come a proteggere il proprio territorio da qualsiasi fellone che, anche solo casualmente, incrocerà la sua strada. Inoltre, la parola diviene una spada tagliente, pronta a dividere ciò che potrebbe unirsi e dare una visione reale a ciò che si sta vivendo, in poche parole mostrare che il “re è nudo”, facendo cadere le nostre illusioni, svelandoci come realmente siamo.

Per proteggersi il superbo deve alimentare un’alta opinione di sé, dovendo sfuggire a tutto ciò che lo vuole ghermire, e che percepisce come bestie feroci. Egli si sente minacciato da tutti coloro che desiderano trascinarlo in “basso”, e che vogliono fargli assaggiare, suo malgrado, la nuda terra che ha in sé la capacità di orientare la coscienza verso nuovi orizzonti.

In poche parole, il superbo si sente il migliore di tutti, il predestinato, l’erede al trono, magari anche l’eletto, auspicando di essere portato da Morfeus al cospetto dell’oracolo che prepara i biscotti come un novello Neo della trilogia di Matrix. Eh già, quando sentiamo che qualcosa ci spetta di diritto, possiamo essere certi della fallacità della nostra percezione, in ogni caso le cose non andranno mai esattamente come le abbiamo intuite in un determinato momento.

L’oracolo nel film diceva che non possiamo mai vedere al di là delle scelte che non comprendiamo, sono perfettamente d’accordo, perché non si può cambiare ciò che non si conosce, e gonfiare il petto o “elevarsi” per sfuggire a chissà quale minaccia, ci impedisce di cogliere la bontà di ciò che stiamo vivendo, ma soprattutto la via di minor resistenza che la vita ci pone d’innanzi.

Gonfiare le proprie capacità e i presunti meriti ci fa tenere lontano gli altri, e non potremo che proiettare in loro le nostre paure percependoli come minacciosi. Se non scenderemo dall’altisonante percezione di noi stessi, alimenteremo la sofferenza di chi non è mai compreso e che nessuno ama visto che non viene mai preso in considerazione.

Si può arrivare anche a disprezzare in queste condizioni, perché ciò che viene ritenuto un pericolo deve essere deriso e reso impotente. Forza e coraggio, abbassiamo le nostre pretese, perché il punto più buio della notte è quello che precede l’alba, e la paura quando sente di non avere scampo cerca di sigillare ogni parte della nostra coscienza impedendo alla luce chiarificatrice di penetrare.

Sono questi i momenti particolari nei quali questa partita può essere vinta. È proprio quando si fa notte fonda che l’anima trova le condizioni ideali per irradiare la sua luce, né prima né dopo, semplicemente al momento giusto… e ciò che sembrava impossibile da conseguire, tutto ad un tratto diviene possibile facendo tracimare la nostra coscienza ad una maggiore consapevolezza.

Basta superbia, bisogna restaurare i nostri “castelli”, magari affidando i lavori di messa a norma alla nostra anima, per poi aprirli al pubblico come si fa in quelle giornate organizzate dal Fondo Ambiente Italiano (FAI) con lo scopo di tutelare e valorizzare l’arte e la natura.

Volete sapere come fare? Consultate la pagina dedicata alla scuola Energheia, troverete senz’altro utili indicazioni indicazioni al riguardo, prendendo contatto con un percorso che non mancherà di cambiare la vostra vita in meglio https://www.yogavitaesalute.it/energheia/

Mi sembra una buona idea, quindi, zitti, muti e pedalare, trovando il bello in ciò che si fa senza rompere troppo l’anima come bimbi che vogliono essere guardati continuamente, in questo modo potremo tutelare e valorizzare la nostra vera natura, acquisendo quella presenza che è proprietà dell’anima.

Graziano Fornaciari