Siamo un gruppo di anime che si riconosce in un profondo progetto comune, nonostante viviamo in una società sempre più isolata e alienata. Questo non si traduce nell’obbligo di condividere l’esistenza fisicamente perché la fratellanza che inseguiamo si basa su aspetti essenziali del vivere e riguardano aspetti sottili della vita.
Qualche giorno fa, insieme a dei compagni dell’associazione Atman, ci siamo ritrovati per connetterci con il Mondo del Fuoco con l’intenzione di unire ancor di più i cuori e far discendere il Fuoco dello Spirito in noi e nei luoghi in cui viviamo.
Questi incontri di meditazione ispirati dal Maestro Massimo Rodolfi li abbiamo denominati meditazione da cuore a cuore in quanto siamo animati dall’intenzione che pure i nostri cuori possano divenire espressione di quella luce adamantina che collega alla linea ininterrotta dei Maestri dell’Umanità.
Siamo un gruppo di anime che si riconosce in un profondo progetto comune, nonostante viviamo in una società sempre più isolata e alienata. Questo non si traduce nell’obbligo di condividere l’esistenza fisicamente. Non mettiamo in discussione gli esempi di comunità in cui si abita nello stesso luogo, ma la fratellanza che inseguiamo si basa su aspetti essenziali del vivere e riguardano aspetti sottili della vita.
Secondo il Maestro Morya il calore del cuore è una condizione “sine qua non” per costituire una comunità spirituale, per cui direi che ci sono elementi a sufficienza per iniziare ad intuire la direzione da intraprendere per vivere pienamente. Per entrare in relazione con la vita più intima è necessario sviluppare il sentire profondo.
Non ci si rapporta con le emozioni pensandole e ciò che ci permette di calarci nelle situazioni è l’ascolto di quello che si muove internamente. I Maestri insegnano che è proprio nel praticare l’arte di conoscere sé stessi che si procedere verso la realizzazione del Sé, cioè lo sperimentare la presenza nella vita. Come indica la filocalia il calore del cuore è uno degli effetti della preghiera esicasta.
Nelle istruzioni della preghiera del Maestro Gesù scritte da Teofane il Recluso si legge che il ripetere incessantemente il nome di Cristo nel cuore produce una concentrazione tale che per vigore genera calore e quest’ultimo, una volta espresso, attira l’attenzione stessa instaurando un circolo virtuoso in cui attenzione e calore, pur rimanendo distinti, continuano a sostenersi vicendevolmente.
In altri termini, il Maestro Massimo Rodolfi insegna che l’evoluzione umana si realizza nella risalita del fuoco di Kundalini lungo la colonna vertebrale, sino alla testa, per poi riposare nel cuore. Mi sembra di intravedere nei due insegnamenti, uno legato all’esicasmo e l’altro al Raja yoga, qualcosa di comune pure con il focus degli insegnamenti dell’Agni Yoga dati dal Maestro Morya: l’oblio di sé è il fiore del fuoco che nasce nel cuore.
Magari sono soltanto delle mie speculazioni resta il fatto che l’incontro di meditazione ha avuto dei riscontri più che positivi tra i partecipanti. Nella prima meditazione ci siamo collegati con il cuore ed abbiamo invocato il Mondo del Fuoco per radicarlo in noi grazie allo scorrere della luce nei chakra e nelle strutture energetiche della coscienza, in modo da sviluppare l’intuizione della natura profonda.
Nella seconda meditazione abbiamo sperimentato la preghiera esicasta nel cuore, per poi procedere a ricercare il contatto con quelle esperienze personali legate a tale vibrazione: energie impresse nella coscienza che illuminano la nostra vita come stelle in un cielo d’inverno. Così la presenza di ognuno, intrisa di calore e dolcezza, ha contribuito a rendere unico e irripetibile lo stare insieme e si è pure rivelata di beneficio per tutti gli altri.
Per meglio approfondire questo e altri argomenti vi rimando alla sezione Yoga per Tutti del Portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute https://www.yogavitaesalute.it/
Luca Tomberli