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L’accidia è la debolezza dell’anima che si manifesta come assenza di attrazione, di desiderio di vita, perché considerata priva di senso.

L’accidia è l’inerzia, l’indifferenza e il disinteresse verso ogni forma di azione e iniziativa, condizione che caratterizza molte persone, afflitti da assenza di interessi e accompagnati da una sensazione di immobilità. Nella morale cattolica, l’accidia, è uno dei sette peccati capitali, e rappresenta la negligenza nell’operare il bene e nell’esercitare le virtù.

L’accidioso avverte un senso di disordine e di illogicità, venendo preso da noia e svogliatezza, incapace di concentrarsi su una determinata attività, spossato e ansioso, la vita, a questo punto, gli apparirà senza punti di riferimento, come se fosse appoggiato su di una superficie instabile. Questa instabilità può manifestarsi in diversi modi, per esempio con la fuga verso situazioni ritenute ideali.

Ci sono altri aspetti che caratterizzano l’accidioso, per esempio la paura di lasciare spazi vuoti privi d’impegni, oppure lo sconforto cioè l’impossibilità per l’essere umano di vedere qualcosa di buono e di positivo, che lo porta a filtrare ogni cosa attraverso il pessimismo.

A questo punto, l’insoddisfazione diventa una fedele compagna nell’affrontare l’esistenza, e la situazione ormai divenuta cupa, sarà sempre più difficile da rischiarare.

Una delle cause più frequenti che generano l’accidia è l’amore smodato per se stessi, quella passione che conduce ad alimentare i propri ideali fino ad identificarsi con essi. Altre cause possono essere due fattori apparentemente in contrasto tra di loro, come l’ozio e l’attivismo.

L’ozio è la mancanza di occupazioni e di interessi, realtà che rende passivi e indolenti al punto tale che davanti a ogni cosa, l’accidioso si chiederà se valga la pena agire, correndo il rischio di isolarsi sempre più. L’attivismo, che porta ad avere impegni eccessivi, magari neanche tanto collegati fra di loro, tende ad alimentare l’accidia, proprio perché ci si è dati uno o più compiti al di là delle proprie forze, finendo poi per crollare miseramente.

Ci vuole equilibrio per combattere l’accidia, quella coerenza che solo la consapevolezza di sé può dare. Naturalmente si farà quel che si potrà, e a ogni giorno basta la sua pena, ma porsi degli obiettivi realizzabili e non illusori, potrà essere un buon viatico per realizzare una esistenza armoniosa, infatti, solo una reale consapevolezza dei propri limiti ci consentirà di superarli.

Per andare oltre l’accidia ci vuole pazienza e la capacità di perseverare, proseguendo un cammino che tante volte saremo tentati di interrompere. Bisogna riconoscere che la vita è quella che affrontiamo quotidianamente, e che va vissuta possibilmente senza quelle illusioni che rappresentano una alternativa al presente.

Siamo dove dobbiamo essere, magari non è così, ma cosa importa, qui siamo e qui dobbiamo rimanere. L’unico modo per cambiare è accogliere il presente. Non esiste altra via se non quella di trovare una direzione e perseguirla con tenacia e amore.

Magari alzando gli occhi al cielo riconoscendo di avere i piedi nel fango, perché solo a questo punto scopriremo possibilità infinite che attendono di essere realizzate.

Per meglio approfondire questo e altri argomenti vi rimando alla sezione Psicologia dello Yoga del Portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute https://www.yogavitaesalute.it/

Graziano Fornaciari