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Nell’eterna danza tra Shiva e Shakti, le spinte fondamentali della Vita non cessano mai di incrontrarsi tra loro per dare origine a ciò che gli antichi chiamarono Lyla, il gioco di Dio. Lo Yin e lo Yang siin, yang, baga rincorrono l’un l’altro in una Guerra che pare senza fine, una ruota che prelude a Dharma. Prima di quel momento la Vita è Guerra, l’Arte Marziale che descrive la linea tra Luce ed Ombra, in una sola direzione, oltre il velo della morte.

L’affermazione di sopra può sembrare alquanto strana se non del tutto fuori luogo, invece la Vita, nella sua dinamica essenziale, è ritenuta Guerra da tutte le più grandi civiltà e tradizioni della storia umana. Fin dagli albori dell’Umanità si parla della fondamentale dialettica della Vita come eterna guerra tra Bene e Male, Luce ed Ombra, Yang e Yin, Maat e Seth, Ahura Mazda ed Ariman… la lista potrebbe continuare praticamente all’infinito.

Da quando l’Uno si fece Due, la Guerra ha iniziato ad esistere come archetipo universale di un rapporto dialettico tra Spirito e Materia, tra Padre e Spirito Santo, due qualità apparentemente inconciliabili e definite dagli antichi Veda come Rajas e Tamas, in eterno conflitto nell’attesa di armonizzarsi nel Figlio, Sattva, l’Armonia Compiuta.

Così, questo archetipo universale è disceso fino nelle pieghe più remote dell’Universo ed ha accompagnato l’Uomo fin dai suoi primi vagiti.

Forse non è più così strano, dopo questa breve premessa, l’affermare che le Arti Marziali siano discese in seno all’Umanità come Vie di Perfezionamento e di Realizzazione, come strumenti per sviluppare quella disciplina necessaria ad andare al di là della forma, portando la Guerra, in realtà quella interiore, alle sue estreme conseguenze, vincendo infine l’estrema illusione della morte.

I grandi Rishi ci raccontano, esempio lampante nella Bhagavad Gita, di come le arti marziali fossero praticate fin da tempi remotissimi, epoche avvolte tra le nebbie delle ere passate. Nel così detto periodo vedico, le arti marziali avevano una complessità incredibile che andava dalla pratica a mani nude, in piedi e a terra, all’utilizzo delle armi più svariate come archi, spade e daghe. Nelle stesse scuole si praticava yoga e lotta, e gli insegnanti spesso erano gli stessi per entrambe le discipline.

Ogni scuola di arti marziali vedica faceva discendere i suoi insegnamenti direttamente da una divinità, ognuna delle quali infatti era raffigurata con la propria arma caratteristica. Le regole di combattimento erano molto ben definite, l’onore del guerriero e la correttezza nei confronti dell’avversario fungevano da base per ogni scontro. Queste antiche conoscenze si ritrovano, con forme diverse, nell’Antico Egitto. Innumerevoli bassorilievi ci raccontano di pratiche a mani nude e col bastone, oltre a moltissime tecniche di prese e proiezioni dell’avversario. In una tomba del Medio Regno se ne trovano più di 400 diverse. Alla lotta erano associate un gran numero di danze sacre e di rituali energetici rivolti al Sole: uno degli dei della guerra egizi era appunto Montu, dio-falco del calore iridescente del Sole, simbolo di forza per eccellenza per gli antichi egizi. Molti altri erano rivolti verso la stella Sirio.

Ecco che arrivando in Cina si ha uno sviluppo eccezionale delle Arti Marziali, le quali rifioriscono in seno all’Umanità con rinnovato splendore: si tratta dell’arrivo del Maestro Bodhidharma, il quale leggenda vuole che sia arrivato dall’Indo risalendo il Fiume Giallo fino ad approdare alle terre di Shaolin, il mitico tempio nella provincia di Henan in Cina. Qui, il Santo Indiano, insegnò agli assopiti monaci tecniche marziali di purificazione ed assorbimento di Chi, il soffio vitale a sostegno dei corpi fisici presente, con diversi nomi, in tutte le Vere Tradizioni dell’Umanità (per gli Indiani era il Prana e per gli Egizi il Ka). ‘Tutte le Arti Marziali vengono da Shaolin’, così vuole la tradizione, e non sarò di certo io a smentirla. Dall’Egitto gli echi di queste antiche Vie arrivarono anche all’antica Grecia, dove si dice che il Saggio Platone praticasse la lotta con fervore, ritenendola fondamentale per la disciplina del corpo e della mente.

Ad oggi, noi dell’Associazione Atman, abbiamo l’onore di avere assistito e preso concretamente parte all’unione di queste due antiche Vie dell’Uomo verso il Divino, quella dello Yoga e quella delle Arti Marziali Tradizionali, rappresentata dall’incontro del Maestro Massimo Rodolfi con Pietro Biasucci, discendente diretto degli insegnamenti di Shaolin. Sono molti tra di noi quelli che nelle loro vite hanno iniziato a coniugare la pratica dello Yoga e delle Arti Marziali Cinesi in un intreccio di Luce.

A sancire l’Unità di intenti di queste  due Vie, il 29 giugno 2025, affiancato da Pietro Biasucci, il Maestro Massimo Rodolfi ha tenuto il seminario dal titolo ‘Un mare di energia, dal Raja Yoga alle arti marziali cinesi’, nel corso del quale i presenti hanno potuto sentire l’indescrivibile calore di questa nuova ed antichissima Via che da sempre e per sempre unisce i Cuori di coloro che lottano per difendere la Vita.

Per approfondire questo e altri argomenti vi rimandiamo alla sezione Scienza dello Yoga all’interno del portale della consapevolezza Yoga, Vita e Salute www.yogavitaesalute.it

Davide Del Mastro